Proposte per conservare un secondo. Brevi note semiserie

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Enrico Stramezzi proietta i pensieri, più o meno limpidi,
del primo verso il secondo, su un foglio di carta.

Il Secondo. Figura assai discussa, alcuni ne farebbero volentieri a meno. Poi se lo tirano dietro comunque, il secondo di cordata. Non so voi, non riescono a farne a meno, si vede, probabilmente s’impegnano per toglierli dalle strade facendo calare il tasso di criminalità. Ora so di dire qualcosa di appena ammissibile. Ma, cerchiamo di concederglielo, anche un secondo di cordata ha un’anima, bisogna rispettarlo. È da quando lo conosciamo che si aggira nascondendosi con la coda tra le gambe tra anfratti e camini, mentre noi, a parer suo, ce la godiamo a tirare strapiombi e placche impervie al solo scopo di fargli vedere i sorci verdi. D’accordo, il parere del capocordata estende il suo dominio fino al ritorno all’auto, lo sappiamo tutti, e se voi non siete di questo avviso non vi ci affidate, altre strade umanamente percorribili sono a vostra disposizione per passare la domenica.
Ma in parete dovrete tenervela.
Ogni capocordata si scopre prima o poi nel carattere qualcosa di sadico. Sembra inevitabile, quanto il fatto che da secondo non vi riesca di dargli corda in modo decente, o gli chiediate di fermarsi nelle posizioni più assurde perché della corda avete fatto un ikebana.
Ragionevolmente pensate sia meglio innervosirlo?
Se s’incazza il mio consiglio è di mettervela via. Vedervela tra voi al bar saranno cavoli suoi, o ancora vostri, dipende da quanto vi allenate in palestra; ma credete a me, pulcini carissimi, il capocordata ne ha viste! notoriamente si allena da quando voi pensavate che mare e morosa fossero il clou di ogni emozione.
Ma con le dovute maniere potrete sempre avanzare opinioni extra contesto, udite udite, ma in parete e in cose, di croda, ebbene lì la democrazia non vale una cicca, è bene darlo per scontato.
Se sette storditi vogliono calarsi in doppia dove vi incrodereste, rimangono sette storditi in maggioranza, quindi armatevi di pazienza e convinceteli a seguirvi per la retta via. Come?
Facendo sfoggio di linguaggio forbito, per esempio, sfruttando la loro stanchezza…? Dando loro qualcosa con cui distrarsi? Non sono strade percorribili. Salvo rari casi. E se siete un capocordata della nuova leva, tutto chiacchera e sorrisetti, in mancanza di una linea aggressiva bisognerà che mettiate bene in chiaro le cose prima: nei rapporti di croda le situazioni non sono affatto semplici come ci augureremmo che fossero. Ma anche, per questo esistono i famigerati secondi! Le loro avances involontariamente demenziali vi potranno avvantaggiare facendo apparire le vostre proposte apparentemente temerarie valide alternative al suicidio collettivo, procurandovi un seguito trotterellante del distratto gruppetto, speranzoso non subentrino impedimenti al consueto riavvicinamento famigliare. Giunti poi nei pressi dell’auto ogni amenità li farà sorridere
Con irriverenti note approfittatene per far loro valutare eventuali errori, il peso degli inutili ammassi di obsoleti cordini che si tirano dietro, per esempio.
Abbiamo già scoperto, quanto sia vano cercare di farglieli lasciare a casa. Se li sono sposati.
Solo con sottile esasperante opera di convincimento potreste riuscire a ridurglieli all’osso: ma che fare dove grosso equivale a mèglio e Kevlar una parolaccia in uso tra i volgari capocordata?
Non è cosa, e l’esempio riportato valga per gli altri particolari, borracce metalliche, rinvii da artificialista, diari, ho visto anche questo, e ovviamente l’immancabile macchina fotografica che produrrà controluce incommentabili, e poi mazzette da muratore e zaini da back-pakers, parolina d’importazione in uso tra rocciatori di ultima generazione per definire gli escursionisti.
Ma provateci lo stesso… Vi capisco, lo so che non potete farne a meno. Piuttosto indirizzerei i miei sforzi verso altre note.
Vi è una loro squisita peculiarità che potrà dare adito a snervanti cascamenti di braccia. Guai infatti a cercare di cambiar loro il sistema di sicurezza!
Restii ad ogni mutamento, modifica o trasformazione, forti del loro innato spirito casinista, vi assicureranno imperterriti col “mezzo barcaiolo” in ogni dove, palestra indoor inclusa, con la scusante di dover prendere mano alla cosa.
Mani che per altro si incolleranno allo strumento per sempre, come ad un talismano! Salvo eventualmente passare di sponda con lo stesso risultato per Secchiello o “GriGri”.
I Nostri Secondi escono dalle Scuole di Roccia convinti che l’ABC che avete loro faticosamente fatto ingoiare sia esaustivo di ogni situazione, e vi guarderanno come un povero scemo se pretenderete di piegarli alla ragione alpinistica.
Inutile spiegar loro le differenze di sistema, cercare di fargli acquisire un minimo di indispensabile duttilità, ad argomentare… a fargli notare che cosa direbbero loro di un pittore che non facesse uso del rosa perché non gli piace!
Fatica sprecata.
Lo so, vorremmo spesso prenderli a male parole e volentieri.
Quando, su precario terrazzino, sotto sole implacabile o leggera pioggerella siamo in dolce spasmodica attesa, magari in tensione per il tiro che ci aspetta, loro, lui, arriva in sosta passeggiando allegramente sulla corda, e, poco ma sicuro, invece di autoassicurarsi come seccamente gli indichiamo, accenna a dubbi e proposte, ragiona sui privati motivi che lo hanno spinto da quelle parti, incasina corde e cordini come può solo un mago… e poi la sua ragazza, ecc, qualche battutina, e bla e bla… e la bellezza superba del tiro precedente (una cazzata) tutto su scagliette rovescie e… “Ma come hai fatto a passare?”, ci chiede mentre lo guardiamo negli occhioni spiritati.
Rispondergli?
Vorreste sfacciatamente forse dirgli che bastava tirarsi sui chiodi? Saremmo tentati, se non fosse che sappiamo benissimo che la classe non è acqua e abbiamo altro per la testa; così ruvidamente gli chiediamo indietro gli ultimi rinvii e ammennicoli vari che inopportunamente insiste nel nascondere, spesso riuscendovi benissimo, cosa che scopriremo cercandoceli addosso al momento giusto, e partiamo trattenendo un gestaccio e lasciandogli cadere sul casco un flautato: “…All’occhio ora” abbandonandolo sul posto col labbro inumidito di enervit e belle cose.
Cose di sempre nei rapporti tra voi.
Sempre disponibili comunque ad affidarci alle sue spesso inadeguate manine per i nostri men che pindarici voli, innalzandoci con indifferente leggerezza tra difficoltà di un errore d’itinerario che lo farà ulteriormente penare, già ghignamo al solo pensiero pur coperti di sudore, innescando in lui il desiderio di mandarci per sempre a quel paese, ma che per ora sopporterà sbiancando, tanto più che giudizi e recriminazioni verranno rimandati al ritorno, quando farete leggere loro ridendo queste dolenti note.
Ehi, e non dimenticate che in parete tutto quello che fate insieme è un miracolo … Enunciato, regola d’oro di Roger Baxter-Jones: “Tornate vivi, tornate rimanendo amici, salite in cima, in questo preciso ordine.
…un grazie a Mark Twight per alcune sue considerazioni tratte da “Confessioni di un serial climber” e a quanti mi hanno insegnato tre quarti almeno di quel che avete leggiucchiato con comprensibile sufficenza.
Enrico Stramezzi
Aiuto Istruttore Scuola Ettore Castiglioni Commissione Tecnica del Gruppo Roccia “Su Dret” del CAI di Treviso

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